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Cripto | Come saranno regolati in Europa. Bitcoin è anche moneta

È in arrivo una rivoluzione per la finanza: la possibilità di avere canali digitali anche per l’emissione dei titoli, che verrebbero negoziati sulla blockchain (cioè un registro elettronico decentrato delle operazioni), con minori costi e quindi una maggiore facilità di accesso ai mercati anche per le imprese più piccole.

Una rivoluzione con la Ue come regista, con norme che potrebbe entrare in vigore già a marzo 2022 attraverso tre regolamenti ora in discussione al Consiglio europeo sulla «finanza digitale»: il «Micar», che introduce una disciplina del mercato dei crypto-asset diversi dagli strumenti finanziari; il «Pilot», che regolamenta la fase di sperimentazione delle piattaforme informatiche su cui negoziare questi titoli; il «Dora», per gli aspetti di cybersecurity.

L’importanza di nuove regole per nuovi strumenti

«Il big bang si sta avvicinando e dobbiamo prepararci», spiega il commissario della Consob, Paolo Ciocca, al seminario «Gli strumenti finanziari e le tecnologie Distributed Ledger», organizzato dall’authority con il Politecnico di Milano per approfondire le principali sfide poste dalle tecnologie Blockchain. «Consob, insieme al Mef, sta partecipando alla discussione in seno al Consiglio europeo sul varo, ormai imminente, del pacchetto in materia di finanza digitale», che prevede tre regolamenti comunitari. «Anche i singoli Stati si stanno preparando, perché sarà necessario un intervento normativo anche a livello nazionale», osserva Ciocca, sottolineando che «i mercati sono pronti». Altri Paesi, per esempio Francia, Germania e Lussemburgo, spiega Ciocca, sono già partiti con normative nazionali.

La concorrenza delle criptovalute 

C’è anche da vincere la concorrenza delle criptovalute come Bitcoin: le autorità mondiali come la Bce, l’american Sec, la Cina, non le considerano monete ma solo attività finanziarie. Per il presidente della Consob, Paolo Savona, invece bisogna tenere conto che «sono usate come tali, come unità di conto e come serbatoio di valore.

Negli ultimi mesi del sono stati aperti 13.000 nuovi sportelli bancomat, di cui 70 in Italia», che distribuiscono bitcoin. Si aggiungono ai 26.000 già esistenti.

Tutti pazzi per Shiba Inu

Tutti pazzi per Shiba Inu, la cripto del momento. Disponibile su Chainblock Flash per l’acquisto tramite carta di credito e debito.

E’ Shiba Inu la criptovaluta del momento. Il SHIB token è reduce da una crescita del 83% nelle ultime 24 ore.

Con una capitalizzazione di mercato di 46 miliardi di dollari, è ormai diventtata l’ottavo asset digitale al mondo. Non è il solo modo per valutare quanto sia “calda”: MarketWatch riferisce che è la terza più cercata su Google, nel 2021, con 2,8 milioni di ricerche medie al mese, che si confrontano con i 22 milioni medi del Bitcoin e i 6,3 milioni di ethereum.

Intorno al token del cane giapponese (a sua volta ispirato al Dogecoin) sta crescendo sempre più il clamore. Tanto da diventare una vera e propria spinta perché la piattaforma di trading Robinhood – quella diventata famosa per le meme stock e la battaglia tra investitori retail e fondi di Wall Street – inserisca SHIB tra quelle scmbiabili sui suoi circuiti.

Anche Shiba Inu a recentemente mostrato la volatilità tipica di questi asset. A inizio settimana era scesa quando Elon Musk ha twittato di non possederla. Successivamente ha aggiunto un altro cinguettio dicendo che aveva comprato Bitcoin, Ether e Dogecoin, e “that’s it“.

Tesla ha pubblicato il suo report Q3: la società detiene $1,26 miliardi in crypto

Tesla ha pubblicato il suo report Q3, mostrando che al 30 settembre detiene $1,26 miliardi in Bitcoin e crypto, $51 milioni in meno rispetto al trimestre precedente. Il CEO Elon Musk, intanto su Twitter, condivide meme sui prezzi di BTC e ETH.

Tesla report Q3 e i tweet di Musk

Tesla ha pubblicato il suo report relativo al Q3, cioè il terzo trimestre di questo 2021. Alla voce “Digital Asset”, il controvalore in dollari detenuto dall’azienda delle auto elettriche è di $1,26 miliardi, contro i $1,311 miliardi del Q2 e Q1.

Una svalutazione totale legata al bitcoin e crypto di ben 51 milioni di dollari in un solo trimestre. Niente a che vedere con i valori complessivi di bilancio che vedono Tesla registrare entrate per un totale di 13,757 miliardi di dollari, aumentando del 57% rispetto al Q3 2020.

Tesla di Elon Musk e MicroStrategy di Michael Saylor a paragone

Prima di Tesla, anche la società di software e intelligence MicroStrategy ha integrato Bitcoin nel suo patrimonio aziendale, anche se come riserva di valore.

Il CEO Michael Saylor, attuando una strategia di “accumulo e hold” da agosto 2020, ha chiuso il suo Q3 2021 detenendo BTC per un valore di oltre 6 miliardi di dollari.

Strategia differente forse è stata quella adottata da Musk che, solo nel primo trimestre 2021, avrebbe acquistato BTC per un valore di 1,5 miliardi di dollari per poi vendere 272 milioni di dollari in BTC.

Non solo, Musk che inizialmente avrebbe mostrato più interesse verso la crypto-meme per eccellenza Dogecoin (DOGE), sembra abbia poi pubblicato la sua posizioni nei confronti della regina crypto, grazie anche all’incontro con il CEO di Twitter e Square Jack Dorsey e Cathie Wood di ARK Invest.

La rivelazione di Musk come sostenitore generale di Bitcoin è avvenuta durante un video live di confronto, lo scorso luglio 2021.

Elon Musk e il suo pensiero sulla regolamentazione crypto

L’uomo più ricco del mondo Elon Muskche, secondo i dati di Bloomberg Billionaires Index ha da poco superato Jeff Bezos di Amazon con un patrimonio personale stimato di 249 miliardi di dollari, ha anche espresso il suo pensiero sulla regolamentazione crypto.

Bitcoin | Oggi il via libera al primo ETF.

È atteso per oggi, martedì 19 ottobre il debutto del primo Etf (Exchange traded fund, fondo d’investimento a gestione passiva) sui futures dei bitcoin al Nyse (New York Stock Exchange), la principale borsa al mondo.

L’approvazione della SEC

A dare la notizia è stata ProShares, la società che è riuscita a ottenere il via libera dopo diversi tentativi e dopo altrettanti tentennamenti da parte della Sec (Security and Exchange Commission), l’autorità che regola i mercati finanziari americani.

Dopo l’irremovibile scetticismo di Jay Clayton, direttore fino a dicembre 2020, ad agosto il nuovo chairman Gary Gensler aveva invece aperto alla possibilità di veicoli di investimento di questo tipo.

In base ai regolamenti, la Sec non deve dare esplicita approvazione agli Etf, che possono essere lanciati alla fine di un periodo di 75 giorni dalla richiesta, nel caso in cui l’autorità di controllo non abbia mosso obiezioni.

Contratti futures sul prezzo del Bitcoin

È importante specificare che l’ETF non andrà ad acquistare direttamente vere e proprie monete virtuali, ma contratti futures sul prezzo del Bitcoin.

Si tratta di un accordo per acquistare o vendere un bene finanziario in una data successiva a un prezzo predeterminato.

Un dettaglio che da una parte ha suscitato non poche critiche da chi non è nuovo al mondo delle criptovalute perché potrebbe comportare una forte disparità tra il classico valore del Bitcoin e quelli tracciati dal nuovo fondo.

Dall’altra parte è un elemento che non esclude la volatilità della valuta virtuale, quindi nell’acquistare un Etf su bitcoin è necessario essere pronti all’incertezza e a cadute significative. Tanto che la stessa Sec ha rivolto un avvertimento agli investitori: «Prima di investire in un fondo che detiene contratti futures di bitcoin – scrive – assicuratevi di pesare attentamente i potenziali rischi e benefici»

Altri ETF su Bitcoin in arrivo

L’ETF che sbarcherà per primo in Borsa è il «ProShares Bitcoin Strategy», studiato da ProShares, gruppo attivo dal 2006 che offre circa 130 di questi strumenti, coprendo i vari settori di mercato.

Ma, oltre a questo nuovo fondo, sono molti gli Etf che stanno aspettando una risposta da parte dell’autorità e che potrebbero presto entrare nel mondo della finanza tradizionale. Ad agosto, ad esempio, Invesco, Valkyrie Invesments e VanEck hanno chiesto l’approvazione per lo stesso tipo di prodotto, con un periodo di revisione di 75 giorni.

SEC | ETF su Bitcoin?

Passo avanti della Securities and Exchange Commission (Sec) degli Stati Uniti — la Consob americana — verso le criptovalute.

Il 5 ottobre la SEC ha approvato un Volt ETF (Exchange Traded Fund) che investe in società tecnologiche con esposizione a bitcoin e infrastrutture di supporto. Il portafoglio include le società Tesla e Twitter.

Come sottolinea Business Insider, questo segna un rilevante passo avanti per il mercato delle criptovalute. Finora la Sec non ha approvato gli Etf con esposizione diretta al bitcoin.

LA SEC HA APPROVATO L’ETF DI VOLT EQUITY

La US Securities and Exchange Commission ha approvato l’ETF di Volt Equity, che mira a monitorare le società che detengono la maggior parte delle loro attività nette in bitcoin o traggono la maggior parte dei loro profitti o entrate da attività correlate a bitcoin come l’estrazione, il prestito o la produzione di attrezzature.

Il prospetto definisce tali società come Bitcoin Industry Revolution Companies.

NON INVESTIRÀ DIRETTAMENTE IN BITCOIN, MA QUASI

Di conseguenza, Volt ETF non investirà direttamente in bitcoin. Invece, cerca di mettere almeno l’80% del suo patrimonio netto in “società della rivoluzione bitcoin”, opzioni ed ETF con esposizione a tali società. Il resto andrà in ampi mercati azionari per compensare il rischio del portafoglio.

LE AZIONI DI TESLA, SQUARE E PAYPAL NEL FONDO

Pak ha aggiunto che il fondo sarà composto da azioni di circa 30 società, tra cui Tesla, Square, Coinbase e PayPal. Ha anche detto che Volt ha deciso di includere Twitter, che recentemente ha incluso Bitcoin nelle sue operazioni.

RIMANDATA L’APPROVAZIONE DEGLI ETF SU BITCOIN

Questa strategia di investimento indiretto è necessaria perché la Sec sotto la presidenza Gary Gensler ha rimandato l’approvazione degli Etf bitcoin tra timori di potenziali manipolazioni del mercato. Gli Stati Uniti finora non ne hanno ancora approvato uno.

Secondo Eric Balchunas, Senior Etf Analyst di Bloomberg, è molto probabile che i primi ETF sui futures di Bitcoin siano approvati già entro la fine di ottobre.

GIÀ DISPONIBILI IN CANADA

In Canada, invece, gli Etf bitcoin sono disponibili. Come il canadese Purpose Bitcoin Etf: ha ottenuto il via libera all’inizio di quest’anno e ha riscosso un enorme successo fra gli investitori istituzionali.

Bitcoin nella costituzione federale in Svizzera?

Che venga o meno approvata, il dibattito derivante da questa proposta accrescerà certamente la consapevolezza sulle crypto da parte del grande pubblico.

2B4CH, un think tank svizzero senza scopo di lucro che si occupa di studiare criptovalute e tecnologia blockchain, è in procinto di lanciare un’iniziativa che potrebbe rendere Bitcoin (BTC) uno degli asset di riserva del paese.

L’associazione ha annunciato di voler avviare un’iniziativa popolare federale raccogliendo 100.000 firme per l’introduzione di Bitcoin all’articolo 99 clausola 3 della costituzione federale svizzera.

L’iniziativa propone specificamente di aggiungere Bitcoin alla lista dei beni detenuti dalla banca centrale svizzera, che cambierebbe la clausola costituzionale in: “La Banca nazionale svizzera crea sufficienti riserve monetarie dalle sue entrate; una parte di queste riserve è detenuta in oro e Bitcoin”.

Se il voto avesse invece successo, la Banca Nazionale Svizzera (SNB) dovrà necessariamente aggiungere Bitcoin nelle sue riserve, detenendolo nella “modalità corretta e più sicura.” Ciò renderebbe la Svizzera una delle nazioni leader al mondo nel settore crypto, e la sua economia ne beneficerebbe su diversi livelli.

La Svizzera è emersa come uno dei paesi più crypto-friendly al mondo: ricordiamo che il cantone di Zugo ha lanciato il progetto pilotaper accettare pagamenti in Bitcoin per i servizi pubblici già nel 2016. Il mese scorso, l’Autorità svizzera di vigilanza dei mercati finanziari (FINMA) ha approvato il primo fondo crypto del paese, dopo aver autorizzato il SIX Swiss Exchange a lanciare un marketplace di asset digitali.

Fonte

Yaroslav Gamolko si ispira ai Red Hot Chili Peppers

L’artista entra per la prima volta nel mercato degli NFT, realizzando un opera dedicata ai Red Hot Chili Peppers.

É un dipinto acrilico che interpreta il tema dell’aura del famoso gruppo rock. Esso grazie al sapiente utilizzo di mascherine e aerografo cerca di catturare la fama e l’aura musicale, secondo un citazionismo iconico tipico della pop art.

L’opera é disponibile su:

Opensea

Chainblock ART

Yaroslav Gamolko, in arte Bonaparte, nato a Krupki (Bielorussia) il 05.05.1995, laureato il 26 maggio 2020 in Progettazione Artistica per l’Impresa, presso l’Accademia di Belle Arti di Brera e vive tra l’Italia e la Bielorussia.

Artista versatile, egli si ispira alla Pop Art e alle avanguardie degli anni 20, è solito ad utilizzare svariati supporti, passando dal cartone al plexiglass, dal sughero alla tela, dai metallo al marmo.

Adotta diverse tecniche pittoriche come lo spray paint, l’acrilico, l’olio, resine e l’illuminazione RGB, che gli permettono di realizzare opere di vario genere ed effetto rendendo ogni sua opera unica.

Dal 2014 ad oggi collabora con molteplici artisti e brand sia italiani che russi, ispirandosi al mondo femminile di bellissime donne con lo sguardo di ghiaccio, che emanano sensualità e calore. Sua principale fonte di ispirazione ma soprattutto alla società dalla quale siamo circondati.

Ad oggi ha eseguito diverse collaborazioni tra cui Alfa Romeo (2018), Macpresse (2017), Shu Vari Da (2017), Italian Fitness (2020) , Arredamenti Lupo (2018 -2021), Barber Shop Il Maestro 4 (2020), La Rubia Tex Mex (2020), Belarus Fashion Week (2017).

Esegue diverse mostre collettive e personali tra Milano, Pavia, Casorate Primo, Motta Visconti, Roma, Vitebsk, Minsk e Venezia le città che hanno ospitato il giovane artista nel suo cammino ad oggi, con l’ultima alla Biennale di Venezia con la mostra sulla prigionia del Covid.

La Cina banna di nuovo le Crypto | Le motivazioni ufficiali

I dubbi attorno alla questione circolavano da tempo, ma alla fine è accaduto davvero: si è deciso di bloccare e vietare tutte le transazioni in criptovalute in Cina. In parole povere, la Banca Popolare Cinese ha dichiarato illegali Bitcoin, Ethereum e simili.

Questo ha chiaramente creato un po’ di “scompiglio”, portando anche a un crollo del valore di molte criptovalute. In questo contesto, non sono in pochi coloro che si stanno chiedendo il motivo della scelta effettuata dalla Cina.

Si tratta sicuramente di una questione complessa, di ciò che ha spinto la Banca Popolare Cinese a dichiarare illegali le criptovalute.

Tutto è partito da un annuncio in cinese pubblicato sul portale ufficiale della Banca Popolare Cinese in data 24 settembre 2021. In quest’ultimo, si fa riferimento a quelle che vengono descritte come “attività di hype legate al trading di criptovalute”, che secondo le principali autorità cinesi sarebbero recentemente incrementate a tal punto da aver messo a rischio l’ordine economico e finanziario del Paese.

L’annuncio della Banca Popolare Cinese esprime una posizione netta: secondo le autorità cinesi, le criptovalute possono alimentare un sottobosco di attività illegali, in grado di creare molti problemi alle persone. Nell’annuncio si fa infatti specifico riferimento a gioco d’azzardo, schemi piramidali, riciclaggio di denaro, raccolta illegale di fondi e frodi varie.

In parole povere, la Cina ne fa una questione di sicurezza nazionale e stabilità sociale: la Banca Popolare Cinese vuole evitare le speculazioni. Insomma, l’annuncio da parte delle autorità cinesi è molto chiaro.

Andando oltre alle informazioni ufficiali, come ben potete immaginare i rumor si sprecano online.

Tra le voci più insistenti c’è quella relativa al presunto possibile lancio di una criptovaluta legata al Governo cinese, che consentirebbe alle autorità di monitorare ogni movimento. Tuttavia, attualmente in questo caso non c’è nulla di ufficiale, quindi è bene prendere l’indiscrezione con la dovuta cautela.

Per il resto, alcuni esperti del settore hanno nel frattempo fatto notare l’assenza di un “vero divieto” di “detenzione di asset in criptovalute”, ma il pugno duro sulle transazioni c’è.

New Listing: Chiliz | Il token delle squadre di calcio

É un token basato su Ethereum, che permette a squadre di calcio e altre società nel mondo sportivo e dell’entertainment di dare ai loro fan un certo potere decisionale.

In questo articolo vedremo come funziona e cos’è Chiliz, e qual è il vantaggio che le società che aderiscono sperano di ottenere.

La prima cosa di cui parlare è cosa sia praticamente Chiliz. Chiliz è una piattaforma che ambisce a permettere alle società sportive un maggior coinvolgimento dei fan.

CHZ, funziona sia su ERC-20 che su BEP-20, ovvero, sia sull’infrastruttura di Ethereum che su quella di Binance Smart Chain. Infatti, Chiliz ha negli ultimi mesi aumentato le sue collaborazioni con Binance, di cui parleremo successivamente.

Il token CHZ funziona tramite Proof-of-Authority (PoA), ovvero un sistema alternativo ai tradizionali PoW e PoS, per prendere le decisioni.

Fondamentalmente, l’identità dei nodi è nota, e di conseguenza la loro reputazione digitale è in gioco quando approvano o meno le transazioni. E’ considerato un processo più sicuro della PoS: il validatore, oltre a possedere il token, ha un’identità nota.

Il token CHZ non è stato distribuito tramite ICO. Invece, hanno optato per una vendita privata, con cui nel 2018 hanno raccolto $66 milioni.

Il token è disponibile su molti exchange, a partire da Binance e passando per Kucoin e Crypto.com.

Sempre più imprese vogliono inserirsi nel mondo della blockchain, vedendo un’opportunità per raccogliere capitale in modo meno regolamentato rispetto ai mercati tradizionali.

Allo stesso modo, queste imprese spesso non sanno niente del mondo delle cryptomonete, e decidono di appoggiarsi a un emissore esterno.

Chiliz funge quindi da intermediario, permettendo (supponiamo sotto compenso) di creare e immettere sul mercato dei token a società sportive o in generale legale al mondo dell’intrattenimento.

Questi token sono per chi decide di comprarli e detenerli una sorta di “tessera punti” virtuale, permettendo loro di ottenere vantaggi di vario tipo, che possono essere acquistati e venduti.

Inoltre, offrono un diritto di voto in alcune scelte societarie decise da ciascuna società. Ovviamente, la società non può permettersi di lasciare al mercato decisioni critiche e complesse.

Immaginiamoci però che si voglia decidere il nome di un nuovo stadio, oppure contro che squadra giocare un’amichevole estiva: in quel caso, si può fare senza problemi.

Evergrande | le azioni scendono e il mercato crypto segue.

Mentre i problemi relativi al colosso cinese dello sviluppo immobiliare China Evergrande continuano a crescere, gli investitori di azioni e bitcoin, si preoccupano dei potenziali effetti di ricaduta, un “momento Lehman” cinese.

Secondo CNBC, China Evergrande, in qualità di secondo sviluppatore immobiliare della Cina, detiene oltre 300 miliardi di dollari di debito, posizionando la società come la più indebitata al mondo.

Non solo Evergrande sta crollando

Nel frattempo, come riportato lunedì dal South China Morning Post, le crepe hanno iniziato a manifestarsi anche altrove nel settore immobiliare cinese.

Tra gli sviluppatori immobiliari ora monitorati da vicino ci sono Guangzhou R&F e Fantasia Holdings, che negli ultimi giorni hanno visto il loro rating del credito ridotto a “negativo” dalle agenzie di rating Fitch e S&P Global Ratings.

Nel frattempo, il tradizionale rifugio sicuro, l’oro, è stato scambiato leggermente in rialzo, non considerando che proprio Bitcoin nacque per il solito motivo, la crisi del 2008 come risposta alla banche centrali.

Nonostante le vendite osservate nei mercati delle criptovalute, le liquidazioni erano ancora a livelli piuttosto bassi sia su bitcoin che su altri crypto asset.

Secondo i dati di Bybt.com, nelle ultime 24 ore, la volatilità osservata in BTC ha causato la liquidazione di 303 milioni di USD, con la stragrande maggioranza di tali posizioni rialziste che sono state chiuse forzatamente su Binance.

Mentre bitcoin, ancora visto da molti come un asset “a rischio” – ha finora sofferto, gli addetti ai lavori e gli analisti del settore delle criptovalute indicano i fondamentali on-chain come motivo per essere ottimisti.

Come descritto nell’ultimo Market Intel Report di Chainalysis, i segnali on-chain suggeriscono che la maggior parte dei possessori di bitcoin sono rimasti rialzisti durante il mese di settembre.